Il reinserimento professionale e non il reddito di cittadinanza: a risolvere l’emergenza sociale della disoccupazione italiana potrebbe essere proprio il primo. Meglio pensare a un contratto di reinserimento professionale. E’ questo uno dei punti sui quali si vuole concentrare Confimprenditori, ricordando che il problema maggiore per chi in Italia ha perduto il lavoro è il reinserimento.
In una recente intervista al Fatto quotidiano Michele Tiraboschi, l’allievo di Marco Biagi, ha ricordato la mancanza di politiche attive in questo senso. Ad oggi l’unico strumento di politica attiva è l’assegno di ricollocazione gestito dall’Anpal che stenta però a partire e che già nella sua fase iniziale ha evidenziato molte criticità, come per esempio la diversità della gestione delle politiche attive nelle varie regioni d’Italia. Ma una risposta potrebbe essere sollecitata nel privato mettendo in condizione le aziende di poter chiamare come tirocinante il lavoratore che percepisce la Naspi integrando congruamente la somma.
Un rapporto che se dovesse avere come esito l’assunzione a tempo indeterminato potrebbe mettere l’azienda in condizione di beneficiare della dote dell’assegno di ricollocazione. Potrebbe essere questo del contratto di reinserimento professionale a sei mesi uno strumento di sussidiarietà tra pubblico e privato che renda più agevole il reinserimento superando una gestione pubblica lunga e farraginosa.