Si concedono bonus per monopattini e caldaie, per i matrimoni in Puglia e per il latte, ma di misure a favore di chi crea lavoro e ricchezza, per chi fa impresa, nemmeno l’ombra. Come al solito. Anzi, il paradosso è stavolta che la logica del rinvio degli appuntamenti fiscali adottata a inizio pandemia senza altre strategie, moratorie o cancellazioni, rischia di essere la mazzata finale per decine di migliaia di piccoli imprenditori.
Entro la fine del mese, infatti, si contano 257 misure fiscali in scadenza (di cui alcune da compilare ancora obbligatoriamente con carta e penna, nonostante la tanto declamata digitalizzazione della PA….). Purtroppo, ci sono imprese che per mesi hanno incassato zero, molte altre che registrano vertiginosi cali di fatturato, ma nonostante questo il massimo dell’aiuto ricevuto è stato il rinvio, il posticipare le scadenze, l’aspettare senza far nulla. Ma il temporeggiare puro e semplice, che comunque non risolve i problemi, sembra essere scaduto.
Commercianti, artigiani, partite iva ora devono pagare sia le tasse arretrate che quelle nuove, tutte insieme, compresi gli acconti del prossimo anno. Ma con quale liquidità? Quali incassi? Quali bonus? Al massimo con dei prestiti onerosi, tra l’altro erogati con difficoltà. Insomma, lo Stato ha prestato soldi alle imprese affinché pagassero le tasse. Purtroppo, la litania è sempre la stessa, da anni: chiedere il sacrificio più grande alla parte produttiva del Paese, agli imprenditori e ai lavoratori.
Giusto o sbagliato che sia, è innegabile che in Italia ci sia uno squilibrio, una penalizzazione, un danno verso chi la ricchezza la produce. Ma se crolla chi genera reddito, poi va in difficoltà anche chi lo percepisce. E questo in tempi di Covid davvero non possiamo permettercelo, a meno che non si pensi davvero di vivere di bonus e sussidi in eterno. E invece niente, quella per gli imprenditori sembra una tortura.
Saldo 2019 e acconto 2020 dell’Irpef, stessa cosa per la cedolare secca, terza rata dell’addizionale Ires, quarta rata dell’addizionale regionale e comunale. E poi versamenti Iva, Ires e Irap, la comunicazione del 730, a cui aggiungere quanto era stato rinviato nei mesi scorsi. L’elenco è immenso, mentre la liquidità disponibile è esigua. Ma molta parte della politica sembra non sentirci, non accorgersi che così si uccide il motore del Paese.