Il 30 ottobre 2016 Stefano Massari vede la sua vita cambiare radicalmente. A partire dalla sua azienda di Camerino. Madeitstore.com è una startup che attraverso il suo portale permette di vendere prodotti di moda italiana. Una piccola azienda in crescita, tre dipendenti in sede e svariati collaboratori.
A sconvolgere la routine, il terremoto: una scossa di 6 gradi, seguita da una lunga serie di piccole scosse che rende totalmente inagibili i locali dell’azienda così come la stragrande maggioranza degli immobili inseriti poi nella cosiddetta “zona rossa”. Zona rossa alla quale non si può accedere per giorni e poi riaperta dietro il controllo vigile della protezione civile, che nei giorni successivi “scorta” Stefano nella sua azienda per recuperare il server che gli permetterà di salvare almeno in parte il suo lavoro.
“Da quel momento sono riuscito ad entrare nella mia azienda solo tre volte” spiega Stefano Massari in un’intervista a Confimprenditori.it, “ma di fatto io e i miei dipendenti lì non possiamo più lavorarci”. Questa è la situazione ad oggi. Alla quale si aggiunge tutto lo sconforto “per uno Stato che è venuto meno, nonostante le promesse e il varo di un decreto d’urgenza”. Già, d’urgenza. Perché il problema più grande per le zone colpite dal terremoto di ottobre è quello di ricominciare, a vivere e lavorare.
E con questo scopo era stato emanato un decreto che avrebbe dovuto dare un sostegno alle pmi: dalla sospensione delle utenze e delle rate dei mutui, al finanziamento a tasso zero con tre anni di preammortamento; da un contributo di cinquemila euro per gli imprenditori e i titolari di partita Iva alla cassa integrazione straordinaria e il ripristino, attraverso dei container, delle sedi danneggiate dal sisma. Cosa è effettivamente stato realizzato?
“Ben poco purtroppo. Oltre al blocco dei pagamenti di bollette e mutui non abbiamo avuto alcun aiuto”, racconta Stefano Massari. “Nessun finanziamento di 30mila euro che mi avrebbe permesso di superare questa fase in cui non produciamo utili. Nessuna possibilità di ottenere mutui a tasso zero perché le banche da me interpellate, invece che seguire le linee guida del decreto, hanno creato dei pacchetti ad hoc per gli interessati nelle zone del sisma”.
Insomma, niente di niente. Per non parlare poi dei container la cui consegna nel caso di madeitstore.com, e di altre piccole aziende, avrebbe permesso di riprendere il lavoro. Delle strutture nessuna traccia. “Ho addirittura dovuto anticipare io la cassa integrazione ai miei dipendenti pur di riprendere, perché la mia richiesta alla Regione Marche non è stata nemmeno protocollata”, denuncia ancora Massari. Insomma, una situazione pesante che si somma alla difficoltà psicologica di ricominciare e di cercare di farlo nella terra che si è scelta.
“Alla paura degli eventi naturali si somma la totale incertezza per il futuro e questo nonostante io abbia avuto fortuna, visto che il mio lavoro potrebbe essere svolto anche da casa”. Ad oggi quello che resta di madeitstore.com è uno spazio in un’azienda di Orvieto che ha offerto ospitalità a Massari e ai suoi dipendenti. “Non tutti si sono potuti spostare in Umbria per lavorare e io ho perso delle professionalità, nonostante stia cercando in tutti i modi di non perdere completamente quello che avevo realizzato”.
Quella di Stefano, perciò, è la storia di chi vuole comunque provarci, “salvando il salvabile e garantendo le prestazioni minime”. Madeitstore.com c’è, nonostante tutto. Ora però bisogna guardare al futuro e pensare a nuovi progetti. “Certo, ho dovuto reinventarmi e reinventare la mia azienda, così come hanno fatto altri imprenditori locali che pur di lavorare si stanno riorganizzando, ma non è facile, ecco perché stiamo cercando di capire se è possibile creare una class action”. Lo Stato è venuto meno, le banche non danno risposte e il rischio è che una zona produttiva d’Italia diventi un deserto non soltanto perché svuotato dei suoi abitanti, ma anche perché privato delle sue imprese.