E’ comprensibile che, nei suoi primi nove-dieci mesi di governo, Giorgia Meloni abbia scelto la via del dialogo con l’Europa in materia di immigrazione. Di più: è un fatto politico indiscutibile che in due Consigli europei, la scorsa primavera, sia passata la linea italiana. Così, almeno sulla carta, l’Ue ha fatto sua la posizione corretta volta alla difesa dei confini esterni e non solo alla redistribuzione di quote di richiedenti asilo.
Tuttavia, occorre prendere atto che, dopo questi impegni assunti sulla carta, Bruxelles è purtroppo rimasta inerte. Non si sono viste azioni di pattugliamento, non si sono viste azioni di contrasto ai trafficanti di esseri umani, non si sono viste operazioni strategiche verso i paesi africani.
A questo punto, siccome l’Italia non può permettersi che la situazione resti fuori controllo, continuare ad aspettare l’Europa rischia di essere troppo costoso. L’Italia deve cominciare a pensare di fare da sé.
Vale per la Sicilia, terra di primo impatto; e vale poi per ogni altro territorio italiano dove i migranti vengono successivamente dislocati: la situazione non è più sostenibile.
Chiediamo al Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni e al Vice Premier On. Matteo Salvini (“La pacchia è finita con noi al governo” dicevano, risultato +100% di migranti) di fare meno chiacchiere e più fatti. Tuttavia, nei prossimi giorni chiederò un incontro con la Presidenza del Consiglio al fine di illustrare un progetto per trasformare il problema costi sostenuti dal governo per gli sbarchi degli immigrati in risorse per noi imprenditori e benefici occupazionali per la nazione Italia.