Sembra che sui voucher si sia trovata una soluzione che in parte soddisfa le piccole imprese. E’ una buona notizia, senza dubbio anche se il tetto di 5mila euro all’anno non è altissimo si tratta di un passo necessario, da mesi auspicato da Confimprenditori per colmare il vuoto contrattuale creato dalla loro frettolosa abolizione.
La reintroduzione dei nuovi voucher è un importante passo ma viene da chiedere al all’esecutivo un passo ulteriore: la riforma del contratto di lavoro a chiamata. Una disciplina che secondo Confimprenditori va estesa eliminando i vincoli di età attualmente in vigore che la limitano e allargando il suo campo di applicazione. E proprio su questo punto si è concentrato il centro studi di Confimprenditori che nell’ultimo incontro nella sede di Roma ha affrontato proprio questo tema.
Il lavoro a chiamata, secondo l’associazione, non dovrà più riguardare soltanto i settori del turismo, dello spettacolo e dei pubblici esercizi ma dovrà venire estesa anche agli altri settori per i quali è ammesso il ricorso al lavoro intermittente. Non solo: per Confimprenditori il lavoro a chiamata dovrebbe contemplare il mantenimento dell’eventuale Naspi in modo da scongiurare ulteriormente l’utilizzo del lavoro nero. Si tratta di tenere fermi il quadro della legalità e dei diritti a tutela delle aziende e degli stessi lavoratori.