La ripresa c’è ma è solo congiunturale: lo dimostra il fatto che la ripresa non genera un significativo aumento dell’occupazione. Di fronte a questo dato la politica della prossima legge di bilancio consisterebbe nella prosecuzione dei bonus sotto forma di decontribuzione al 50% per il primo triennio di assunzione dei giovani sotto i 29 anni. Un modo nemmeno troppo originale per prendere tempo e rimandare il problema alla prossima legislatura.
Tra tre anni, ma anche meno, ci ritroveremo infatti nella situazione attuale dove, finito il doping degli incentivi garantiti dal Jobs act, la disoccupazione è tornata a crescere.
La realtà è che l’occupazione non si genera né si stabilizza con le politiche di incentivi – il taglio del costo del lavoro dovrebbe essere semmai strutturale – e che queste ultime agevolano pochissimo le piccole e medie imprese che auspicano piuttosto politiche di spinta per la ripresa economica.
A partire dal taglio dell’Irpef magari finanziato con una spending review seria e radicale. Questo anche considerando che con la fine nel 2018 del quantitative easing e del bengodi dell’acquisto di titoli del debito con tassi di interesse a zero, il debito pubblico è destinato ad aggravarsi.
Non sono le pensioni o i dipendenti pubblici le priorità del paese, ma la ripresa economica, l’occupazione e il rilancio.