L’equo compenso è uno dei temi centrali dell’agenda politica su cui la categoria dei consulenti ha aperto una discussione che ha trovato accoglimento nei lavori del Senato. Non a caso l’equo compenso sarà uno dei temi focali che verrà affrontato durate il festival del lavoro.
Più volte il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del Lavoro per voce della presidente Marina Calderone ha specificato come “lavoro autonomo e subordinato abbiano la medesima dignità ecco perché sarebbe impensabile non prevedere una base normativa per la remunerazione dei professionisti”. Si spiega così la decisione della categoria dei consulenti di accogliere con grande favore il ddl Sacconi (la cui discussione in Commissione Lavoro al Senato è stata avviata a luglio), dedicato proprio agli iscritti agli ordini, che guarda al mondo delle professioni in modo dinamico fornendo degli strumenti, dall’equo compenso allo stop alle clausole vessatorie, con l’intenzione di non mettere in competizione e in contrasto le categorie dei lavoratori autonomi.
In un mercato del lavoro in continua trasformazione con la continua richiesta di competenze sempre più fluide, si sono creati gli spazi per nuovi diritti non sempre semplici da affermare e il rischio reale è che ci sia una costante gara al ribasso per quanto riguarda il lavoro, ecco da dove nasce la necessità di mettere un punto fermo e garantire un equo compenso.
Il riconoscimento economico ai liberi professionisti dà maggiori risposte e certezze a quei 2 milioni e 300 mila professionisti ordinistici che ogni giorno contribuiscono con il loro lavoro a tutelare gli interessi della collettività, nonostante risentano degli effetti della crisi, hanno diritto ad un compenso che sia correlato alla qualità e alla quantità del lavoro svolto come accade già, ad esempio, in Spagna e Germania. La riforma del lavoro autonomo contribuisce a dare maggiori garanzie ai liberi professionisti e maggiori tutele in tema di pagamenti.
Un tema dirompente quello dei compensi che offre maggiori coperture ai giovani professionisti, quelli che maggiormente hanno vissuto la crisi economica e che continuano a misurarsi con stipendi da fame.