Parlano di spending review – lo fanno da anni, limitandosi appunto a parlarne – ma intanto pensano a un maxi-concorso per assumere 500mila statali. Perché alla fine la morale è sempre quella: alla vigilia delle elezioni scatta il riflesso condizionato, assunzioni in cambio di voti. Puro assistenzialismo considerato che l’urgenza del paese non è certo la scarsità di impiegati statali. Peraltro ci si domanda che esito abbiano avuto le riforme della pubblica amministrazione – ultima la Madia – che avrebbero dovuto efficientare l’impiego pubblico e implementarne la produttività.
Nel rapporto Ocse Government at Glance 2017 risulta poi come l’Italia abbia le retribuzioni medie più elevate rispetto alla media OCSE per i dirigenti di primo e secondo livello del settore pubblico e come gli impiegati pubblici costino, su base oraria, molto di più di più di quelli del settore privato: un impiegato pubblico guadagna di media 12,8 euro in più all’ora del dipendente privato. Un’operazione quella del concorsone che potrebbe costare fino a 17 miliardi all’anno, quanto il costo di una manovra finanziaria e questo mentre è allo studio l’estensione dello split payment, lo Stato è latitante nel saldare i debiti con le imprese fornitrici di beni e servizi e il prelievo fiscale è oltre il 43%. Se venisse consumata anche questa follia l’eredità che questo governo lascerà al paese e agli esecutivi che verranno sarà disastrosa.