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La politica dica cosa vuol fare per pmi e professioni

Se un’impresa o uno studio professionale dovessero assumere collaboratori e personale con i criteri con cui sono state stilate le liste per le nomine al Parlamento della prossima legislatura il paese sarebbe un cimitero economico e imprenditoriale. Il settore privato funziona generalmente con altre regole: il mercato tende a premiare professionalità, lealtà – che è cosa diversa dal servilismo – risultati e produttività. Questo per dire che l’impresa italiana ha un atteggiamento molto pragmatico e programmatico verso la politica.

L’auspicio per il 5 marzo, chiunque sia a governare il paese, è che il nuovo esecutivo abbia verso il comparto delle piccole e medie imprese e delle professioni – che sono il grosso del sistema paese – un atteggiamento di ascolto operativo, a partire da alcuni punti fondamentali e urgenti. Una legge sul lavoro flessibile che rimedi all’inopinata abrogazione del voucher; l’abolizione dell’ingiusto ticket sui licenziamenti; un taglio dell’Ires al 20% deciso sulle medie europee; un impegno concreto e urgente a saldare i debiti della pubblica amministrazione con le imprese; una revisione radicale della politica delle sanzioni che hanno pesantemente danneggiato le aziende italiane. Ad oggi – al di là dei proclami – manca ancora nei programmi delle forze politiche una carta d’intenti programmatica chiara per Pmi e professionisti. Eppure sarà da questi punti concreti che questi mondi faranno discendere le loro scelte politiche.

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17 Ottobre 2024

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