La vicenda dell’azienda che ha spostato la produzione in Slovacchia
Non si placano polemiche e pronunciamenti sulla delocalizzazione di Embraco, un tema che alla politica mediatizzata fa gola considerando che sono in ballo – purtroppo – centinaia di posti di lavoro in un solo colpo. Non si ricordano però interventi di rilievo quando a dover chiudere o emigrare sono aziende medie e piccole, strangolate dal fisco e dalla burocrazia o uccise direttamente dallo Stato, che non paga loro le fatture nei tempi di legge. Ma oltre al metodo è sbagliato il merito.
Embraco se ne va perché l’Italia per livello di tassazione, burocrazia e inefficienza della giustizia civile è un posto infernale dove fare impresa. Invece di scatenarsi contro le politiche di Trump o prendersela con l’est Europa si pensi piuttosto a semplificare la vita alle imprese con investimenti infrastrutturali e maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Giusto combattere il dumping sociale dove esso è conclamato – come nel caso della Cina, con cui si è invece sempre tiepidissimi, per non dire muti – ma al tempo stesso occorre agire per rendere più competitivo il sistema con taglio di tasse e spesa pubblica. Altrimenti sono solo lacrime di coccodrillo.