Non sembra conveniente in questi giorni d’attesa muovere obiezioni e critiche ai possibili futuri governanti. Al di là delle convenienze e dei posizionamenti tattici però una confederazione autonoma ha il dovere di dire la sua verità, per esempio sull’insostenibilità del reddito di cittadinanza. Non prima però di ricordare che Confimprenditori aveva auspicato, alla vigilia delle elezioni, un risultato di forte discontinuità dalle urne e, che unica tra le associazioni datoriali, si era schierata per il No al referendum costituzionale. Referendum voluto e perso da Renzi con il supporto di chi sosteneva che la sconfitta del Si avrebbe preparato l’apocalisse.
Fatte queste premesse veniamo al punto: il reddito di cittadinanza – al di là della sua sostenibilità economica – non è la soluzione alla disoccupazione in generale e non è in particolare la risposta adeguata alla depressione economica del mezzogiorno. Il sud non ha bisogno di ulteriori sussidi – troppi ne sono stati riversati anche in questi anni per finanziare campagne politiche in deficit – il sud ha bisogno di sviluppo, di lavoro dunque di un grande piano infrastrutturale che attiri imprese e agevoli il lavoro di quelle che ancora ci sono. Occorre investire per creare le condizioni dell’occupazione non cronicizzare la disoccupazione sussidiandola. Ha ragione Stefano Parisi a ricordare che un’associazione di categoria non esiste per sedere ai tavoli del potere ma ‘per rappresentare gli interessi delle imprese e di coloro che tutti i giorni lavorano e sono costretti a pagare l’ira di dio di tasse’. A proposito di promesse: il centrodestra si ricordi la flat tax e il pagamento dei debiti della Pa con imprese.