Al di là del decreto banche in arrivo alla Camera non si capisce quale strategia seguiranno il Mef e il governo in merito alla crisi bancaria. Sono ancora tanti i dubbi che circolano sulla risoluzione delle turbolenze che investono gli istituti di credito.
La crisi del triveneto è particolarmente grave visto che correntisti, azionisti e obbligazionisti di queste banche costituiscono buona parte del settore produttivo della regione. La domanda è: a che tipo di salvataggio saranno sottoposte queste banche? Verrà applicato il bail-in? Siamo di nuovo di fronte a un deficit di controllo da parte di Consob e Bankitalia? Oltre a bloccare i rimborsi delle obbligazioni delle banche venete che si fa? I provvedimenti adottati fino ad ora non sono stati dei successi.
La riforma delle banche popolari doveva portare al superamento di un sistema creditizio parcellizzato, ma questo non è accaduto perché l’intervento è stato tardivo rispetto all’adozione di regole troppo strette per il nostro sistema. Ci sono poi altre domande: quanto ottimismo di facciata è stato diffuso in questi anni sulle coperture reali dei crediti deteriorati? Quanta luce si è fatta sulla vendita massiccia di titoli subordinati bancari agli stessi clienti delle banche, senza le dovute informazioni sui rischi che questo comportava, soprattutto dopo l’entrata in vigore della direttiva europea sulla recovery che espone i subordinati alla compartecipazione diretta del rischio? Il rischio che si arrivi a un collasso strutturale di fiducia rispetto agli istituti bancari va a detrimento dell’attività delle imprese sane che si avvitano sempre di più nella grave crisi di accesso al credito.