Aumenta il numero degli occupati a giugno, 23mila in più secondo i dati Istat. Una buona notizia stagionale che come tale non giustifica alcuni trionfalismi. È evidente infatti che questa piccola impennata di occupati sia legata al fattore del lavoro stagionale e temporaneo che non compensa i drammatici dati del trimestre precedente che parlavano di un aumento di inattivi per 50mila unità. Chi oggi parla dunque di un successo del Jobs act dovrebbe ricordare anche le altre cifre fornite dall’Istat negli ultimi mesi e prendere atto che l’obiettivo che si era data la riforma del lavoro, stabilizzare i contratti, non è stato raggiunto. Finiti gli incentivi l’inoccupazione e la precarietà hanno ripreso a crescere. Il punto d’altra parte, come va dicendo Confimprenditori da mesi, è proprio la politica degli incentivi che per sua natura non può incoraggiare un’espansione strutturale dell’occupazione. L’Italia resta il paese con uno dei più alti tassi di disoccupazione in occidente e la situazione non verrà modificata fino a quando non verrà intrapresa una politica di riduzione drastica del costo di lavoro da finanziare con il taglio della spesa pubblica, accompagnando a questo un piano di investimenti infrastrutturali per il Sud. Altrimenti ci ritroveremo fra un anno a dibattere ancora se un’impennata di occupazione stagionale sia o no un segnale di ripresa economica.