“A chi serve il disegno di legge sul lavoro agile che sta per arrivare alla Camera?”. Se lo chiede il presidente di Confimprenditori Stefano Ruvolo. “La domanda sorge spontanea scorrendo il ddl presentato dal ministro del Lavoro Poletti, visto che il suo contenuto non serve certo alle imprese, con buona pace di quanto viene scritto nel sommario della legge dove si parla di “Misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”.
“Quali sarebbero queste misure? Non c’è traccia di sgravi contributivi o fiscali”. L’assunzione di un lavoratore agile avrebbe per le aziende, secondo Ruvolo, “gli stessi oneri rispetto a quelle di un lavoratore subordinato”. Secondo il presidente di Confimprenditori l’articolo 17 del ddl è chiaro: “Il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto a un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda”. Dunque? Il sospetto di Confimprenditori è che il provvedimento renda solo più agile la pratica di assumere nella pubblica amministrazione nuovo personale senza passare per le forche caudine dei concorsi pubblici. Un assist insomma offerto alla Pa per reclutare lavoratori attraverso le forme di inquadramento previste dal disegno di legge”.