E’ comprensibile la prudenza, ma non sarebbe condivisibile un eccesso di prudenza.
Inutile far finta che le cose stiano diversamente: è in atto una frenata dell’economia europea (Germania in testa), con effetti che non tarderanno a manifestarsi anche da noi. E del resto i primi segnali di rallentamento (dalla produzione industriale ai consumi) già non mancano.
Davanti a questo scenario, una linea troppo difensiva e una manovra di galleggiamento rischiano di non andare nella giusta direzione.
Per evitare una caduta dei consumi interni e uno stop agli investimenti privati da parte delle imprese, è necessaria un’operazione di incoraggiamento sul piano fiscale. Qualche segno si intravvede nelle dichiarazioni positive della premier Meloni sul cuneo (per ciò che riguarda i lavoratori, con la giusta intenzione di estendere nel tempo il beneficio fiscale deciso il primo maggio scorso), ma occorre anche un segnale che riguardi le imprese.
C’è da augurarsi che, in questa fase preliminare rispetto alla presentazione della legge di bilancio da parte del governo, sia i partiti di maggioranza che quelli di opposizione aprano una discussione vera su questa esigenza indifferibile.