Gerardo Santoli, presidente di Confimprenditori Avellino e vice presidente di Confimprenditori, fa un bilancio del lavoro svolto dalla sua sede in questi mesi, fra obiettivi ancora da realizzare e un territorio, come quello dell’avellinese, in cui la crisi ha assestato un duro colpo alle aziende perlopiù a carattere familiare.
Quali sono i problemi delle imprese con le quali Confimprenditori Avellino si trova a fare i conti quotidianamente?
Gli imprenditori sono appesantiti da un fisco asfissiante e da una burocrazia cervellotica. Le continue evoluzioni del mercato e le trasformazioni della domanda vengono trascurate per far quadrare i conti, ed è qui che Confimprenditori gioca un ruolo importante, aiutando le imprese a non perdere quel treno della ripresa, che comunque stenta a partire.
Quanto ha inciso la crisi sul tessuto economico della sua zona? E soprattutto che tipo di impresa c’è in quella zona?
Indubbiamente la crisi ha assestato un durissimo colpo ad un tessuto imprenditoriale fatto essenzialmente di piccole e medie imprese di tipo familiare, compromesse nella loro crescita e nel loro destino anche dalla mancanza di infrastrutture che ne facilitassero l’ingresso nei mercati nazionali. Imprese radicate da anni sul territorio, diventate una sorta di presidio sociale per i piccoli comuni irpini; una perdita non quantificabile economicamente, viste le ripercussioni che si sono avute nel tessuto sociale.
Che tipo di interventi servirebbero, magari da parte del governo nazionale, a livello locale? E soprattutto, il governo nazionale ha dato risposte adeguate?
La politica nazionale continua ad agire seguendo spot elettorali, non comprendendo che l’imprenditore assume non perché ha a disposizione uno sgravio sulle assunzioni, ma semplicemente se c’è domanda e se il costo del lavoro è una voce accettabile all’interno del bilancio aziendale. A livello locale si potrebbe fare molto, di concerto con gli enti territoriali: bisogna incidere in maniera forte sul costo del lavoro, non c’è altra strada.
Vede dei segnali di ripresa così come dati Istat hanno annunciato in queste ultime settimane?
I dati aggregati sono incoraggianti, ma ormai siamo abituati al canto delle sirene. La strada è ancora lunga e tortuosa.
Com’è stato, in questi anni di crisi della rappresentanza, rappresentare un’associazione datoriale come Confimprenditori? Gli imprenditori si fidano?
Di certo la crisi degli organi intermedi ha rappresentato per noi una sfida. La mission di Confimprenditori ha rivoluzionato il panorama associativo sia a livello locale che a livello nazionale: non più l’ennesimo carrozzone autoreferenziale, ma un organo attivo e militante che sul territorio, negli anni, ha preso anche posizioni scomode, tutelando sempre gli imprenditori, che hanno ricambiato dandoci fiducia. Tutto ciò è stato possibile solo grazie al lavoro quotidiano svolto dai nostri dirigenti provinciali. Gli imprenditori si fidano di noi, perché sanno che noi non viviamo di associazionismo, non siamo autoreferenziali, non siamo funzionari o burocrati. Noi siamo piccoli imprenditori e come tali viviamo tutti giorni sulla nostra pelle la difficoltà di fare impresa in questa provincia.
Lei è fra i fondatori del gruppo Gal Irpinia-Sannio: ci spiega cosa sono questi gruppi e quanto sono importati a livello territoriale?
I gruppi di azione locale nascono con l’intento di dare impulso allo sviluppo delle aree rurali. Ovviamente tutto risiede nella serietà e determinazione degli attori coinvolti, siano essi pubblici o privati. Come rappresentante del Gal Irpinia-Sannio non posso far altro che esprimere soddisfazione per i progetti che abbiamo intenzione di mettere in pratica. Noi non ci occuperemo di gestione perché non è questo il nostro scopo ma saremo come sempre delle sentinelle attente sull’operato della dirigenza del Gal ed il tempo ci darà ragione.
Progetti futuri per Confimprenditori Avellino?
Come amiamo spesso dire in Confimprenditori il futuro è già “ieri”. Siamo diventati in questi anni il punto di riferimento per i piccoli e medi imprenditori irpini, e dobbiamo proseguire su questa strada, non possiamo permetterci distrazioni né pensare di essere arrivati. Occorre essere all’avanguardia, essere pronti. Tutti dicono che ormai la realtà cambia così velocemente che non vale più la pena fare progetti, perché tanto vanno sempre a gambe all’aria. Ci sono troppi fattori, troppe variabili. Si rischia sempre di rimanere deluso. Molto meglio lasciarsi trasportare dalla corrente. Noi la pensiamo diversamente e non rinunciamo a crescere e ad imparare. In conclusione, vale ancora la pena fare progetti? Sì, perché anche se le cose vanno diversamente da come avevamo immaginato si impara sempre qualcosa. Anzi, a volte impariamo di più quando le cose vanno come non ci aspettavamo.