Arte e mestiere. Sono queste le due parole sulle quali si fonda la storia della famiglia Zordan, in Valdagno, provincia di Vicenza. L’epopea di una famiglia e di un’azienda che da 65 anni racconta di un nord-est dove la piccola e media imprenditoria è fatta di persone, di volti e professionalità createsi nel tempo.
La cornice in cui si svolge la storia della famiglia Zordan è il Nord-Est, la terra del fare. Quel Nord-Est che per anni è stato raccontato come un territorio dal quale nascono e si diffondono eccellenze manifatturiere che nei casi più strutturati riescono ad uscire dal mercato locale imponendosi sui mercati internazionali.
Attilio Zordan inizia a lavorare nella cantina di casa a Piana di Valdagno. E’ un falegname e in quegli anni, nella prima metà degli anni ’60 essere un falegname vuol dire avere un mestiere. La maggior parte delle aziende nasce così: un fondatore che prima era un garzone o un ragazzo di bottega che decide di mettersi in proprio, fa la gavetta e costruisce piano piano il proprio futuro. Si tratta perlopiù di artigiani, persone concrete abituate a ragionare sul presente bypassando completamente la progettazione del futuro e tutto quello che ne consegue: dalla formazione alla sostenibilità sia finanziaria che ambientale.
Dalla cantina ad un capannone in una zona agricola che poi diventerà zona industriale, prosegue il progetto di Attilio che negli anni sarà poi affiancato dai tre figli avuti con Luisa: Maurizio, Marta Maria e Alfredo. In azienda i figli di Attilio scorazzano, battagliano e apprendono un mestiere in una sorta di formazione continua che poi sarà uno dei crucci della Zordan di oggi.
Che la Zordan sia destinata ad un futuro di successo lo si capisce dalle prime collaborazione per la Marzotto, che della Valdagno è la regina da tempo. Per la Marzotto, Attilio e i suoi collaboratori diventano la falegnameria tecnica di riferimento. Un legame forte che porterà l’azienda ad uscire dai propri confini territoriali.
Una storia di successo, costruito giorno per giorno che però deve fare i conti con alcune tappe fondamentali per crescere. Dal passaggio generazionale al quale si lega un inevitabile e non indolore riassetto aziendale. Nel 1996 Maurizio, il primogenito di Attilio, entra in azienda ed inizia il percorso che lo porterà ad esserne il presidente tre anni dopo. E’ in questa fase che il futuro dell’azienda si indirizza verso le produzioni ad alto valore aggiunto e la falegnameria da impresa che lavora bene diventa un’azienda che offre specificità. Un salto inevitabile a cui segue una scissione societaria: da una parte Attilio con i figli e dall’altra i fratelli di Attilio. I primi verso il mercato del lusso, i secondi verso l’imballaggio industriale.
Dalla formazione continua dei propri dipendenti, attraverso un’istruzione specialistica e una formazione specifica sull’inglese, all’allenamento delle soft skills attraverso il team building per lavorare sul clima aziendale, passando dalla conciliazione dei tempi lavoro famiglia, esigenza curata particolarmente da Marta Maria, che trova poi sostanza in un percorso di certificazione Family Audit iniziato nel 2015 al quale si lega la flessibilità oraria e la mancanza di un cartellino da timbrare. Tutti in Zordan condividono una mission, qualsiasi ruolo abbiano. E accanto a questo non manca un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale dall’utilizzo del fotovoltaico e delle altre fonte rinnovabili alla digitalizzazione per ridurre la carta negli uffici, la filosofia Lean degli zero sprechi è applicata in tutto e per tutto.
Un’isola felice quella Zordan che ha dovuto fare i conti con la crisi nel 2008 ma che ha saputo reinterpretarsi ed aprirsi ad un mondo profondamente cambiato per il quale bisogna avere capacità d’innovazione e propensione al rischio per quella che è “una condanna a crescere” come la chiama Andrea Bettini ne “La giusta dimensione” il volume scritto per le edizioni Franco Angeli e inserito nella collana Romanzi d’Impresa che si pone come obiettivo proprio quello di offrire ai lettori uno spaccato ben definito del significato più profondo di fare impresa.