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Web tax alle imprese uguale chiusura per migliaia di pmi. Confimprenditori: Giorgetti frettoloso

Roma, 02 dic – “L’estensione della Web Tax alle piccole e medie imprese significherà la chiusura di migliaia di aziende e startup italiane impegnate nel settore tecnologico”.

Lo ha detto il Presidente di Confimprenditori, Stefano Ruvolo, presentando in conferenza stampa al Senato con il Presidente dei Senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, il Report del Centro Studi di Confimprenditori su ‘L’impatto della Web Tax sulle Pmi’. “L’approccio proposto dal ministro Giancarlo Giorgetti ci appare frettoloso e potenzialmente dannoso. Non possiamo permetterci di trasformare un’opportunità di equità fiscale in un freno allo sviluppo economico del Paese gravando le imprese che già pagano le tasse in Italia di un’ulteriore imposta inizialmente pensata per le BigTech”, aggiunge.

In Italia circa il 35% delle Pmi ha dichiarato che una tassa sui ricavi digitali potrebbe compromettere la loro capacità di competere con le grandi multinazionali, e il 60% ha sottolineato che una tassazione più elevata sulle piattaforme online sarebbe dannosa per il settore e-commerce – sottolinea Ruvolo -. Le piccole imprese italiane pagano 24,6 miliardi di euro di tasse all’anno, mentre le 25 multinazionali del web presenti in Italia versano solo 206 milioni di euro. Questo nonostante le Pmi generino un fatturato complessivo 90 volte superiore rispetto alle big tech, che però pagano imposte 120 volte inferiori”.

“La pressione fiscale effettiva sui piccoli imprenditori italiani sfiora il 50%, mentre per le big tech è del 36%. Affinché le Pmi possano continuare a prosperare, è fondamentale adottare politiche fiscali che favoriscano la loro crescita, anziché ostacolarla – prosegue -. La nostra proposta è di aumentare l’aliquota della Web Tax sulle Big Tech dal 3% al 5%, una misura che potrebbe generare entrate aggiuntive significative per le casse dello Stato italiano. Nel 2021, la Web Tax ha portato circa 250 milioni di euro nelle casse dello Stato italiano. Un aumento dal 3% al 5% rappresenta un incremento del 66,7% sull’aliquota con un incasso di circa 166,7 milioni di euro su base annua”, conclude il Presidente di Confimprenditori.

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