Roma, 05 dic – L’estensione della Web Tax alle piccole e medie imprese (PMI) italiane rischia di compromettere migliaia di aziende e startup operanti nel settore tecnologico, mettendo a repentaglio la loro capacità di competere sul mercato con le Big Tech.
Stefano Ruvolo, Presidente di Confimprenditori, ha lanciato l’allarme durante una conferenza stampa al Senato. Inoltre, è stato presentato il report del Centro Studi dell’associazione, intitolato “L’impatto della Web Tax sulle PMI”.
La pressione fiscale sulle PMI
Ruvolo ha dichiarato che le PMI italiane sopportano una pressione fiscale tra le più alte in Europa. Pertanto non sarebbe possibile sostenere anche il peso della Web Tax, essendo inizialmente concepita per i giganti del web.
Secondo i dati del report, le aziende italiane versano ogni anno 24,6 miliardi di euro di tasse, a fronte dei soli 206 milioni pagati dalle 25 principali multinazionali del web attive in Italia.
Le disparità sono evidenti: nonostante le PMI generino un fatturato complessivo 90 volte superiore rispetto alle big tech, la pressione fiscale effettiva sulle piccole imprese italiane raggiunge quasi il 50%, contro il 36% delle multinazionali del settore digitale.
Gli effetti collaterali della Web Tax
Secondo Confimprenditori, l’introduzione della Web Tax potrebbe avere conseguenze disastrose per le PMI. Circa il 35% di queste ritiene che la tassa sui ricavi digitali comprometterebbe la loro competitività, mentre il 60% teme un impatto negativo sul settore dell’e-commerce.
Inoltre, a differenza delle Big Tech, che possono facilmente delocalizzare le loro operazioni in Paesi con regimi fiscali più favorevoli, le PMI non dispongono delle risorse per adottare strategie simili. Ciò le esporrebbe a costi aggiuntivi difficilmente sostenibili, limitando la capacità di investire in innovazione, sviluppo e crescita.
Un possibile approccio alternativo
Confimprenditori propone di aumentare l’aliquota della Web Tax per le big tech dal 3% al 5%. Questa misura, potrebbe generare entrate fiscali aggiuntive per circa 167 milioni di euro l’anno, senza gravare ulteriormente sulle PMI italiane.
Infatti, un incremento dell’aliquota al 5% rappresenterebbe un aumento significativo delle entrate per l’erario. Così verrebbero colpite esclusivamente le grandi multinazionali del web, che fino ad ora hanno pagato imposte 120 volte inferiori.
L’appello di Confimprenditori
Adottare politiche fiscali che sostengono la crescita delle PMI anziché ostacolarla è l’obiettivo. La Web Tax non dovrebbe rappresentare un freno allo sviluppo economico, ma garantire equità fiscale.
Alla luce dei dati riportati durante la conferenza in Senato, è necessario che le misure fiscali vengano calibrate in maniera proporzionale, affinché si possa preservare il tessuto economico delle piccole e medie imprese italiane.