(9 novembre – businesscommunity.it) In un’audizione alla Camera dei Deputati, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato l’estensione della web tax anche alle piccole e medie imprese italiane, una decisione motivata dalla necessità di evitare ritorsioni commerciali da parte degli Stati Uniti. La web tax, introdotta nel 2018, mirava inizialmente a colpire le multinazionali americane come Google, Amazon e Meta, ma il nuovo articolo 4 della legge di bilancio prevede che tutte le aziende, inclusi i giornali, che ospitano “pubblicità mirata” su un’interfaccia digitale dovranno contribuire.
La pressione americana
Il dietro le quinte di questa scelta è un braccio di ferro con Washington. Gli Stati Uniti, fin dall’inizio, hanno osteggiato la web tax, considerandola discriminatoria nei confronti delle aziende americane. La pressione americana si è fatta più intensa dopo la scadenza, a giugno 2023, dell’ultima proroga del patto bilaterale firmato nel 2021. Secondo indiscrezioni di Reuters, gli Stati Uniti avrebbero chiesto al governo italiano di abrogare la web tax, minacciando ritorsioni commerciali in caso di rifiuto.
La strategia italiana
Il governo italiano, pur di mantenere in vigore la web tax e le entrate di circa 400 milioni di euro che essa garantisce, ha deciso di estenderla a tutte le aziende, comprese quelle italiane. L’obiettivo è quello di “superare le obiezioni degli Stati Uniti sulla sua natura discriminatoria” e, secondo Giorgetti, garantire che “questa formulazione non esponga il Paese a nessuna ritorsione commerciale”.
Le critiche alle PMI
La decisione di estendere la web tax alle PMI, tuttavia, non è stata accolta con favore dalle associazioni imprenditoriali. Confimprenditori, che rappresenta 370mila imprese, ha annunciato la possibilità di uno sciopero fiscale, denunciando la “scarsa attenzione di questo governo per le piccole e medie imprese“. Stefano Ruvolo, presidente di Confimprenditori, ha accusato il governo di voler “aumentare le tasse alle startup e alle piccole aziende italiane” invece di far pagare “il giusto ai colossi del web“.
Un futuro incerto
La battaglia in Parlamento è ancora in corso. Alcune forze politiche, tra cui Forza Italia, hanno espresso la necessità di correggere la norma, rendendo la web tax progressiva e evitando che le piccole imprese italiane si trovino a pagare un’imposta che non è in grado di sopportare. Il governo sembra invece determinato a mantenere la web tax in vigore, anche se è possibile che si arrivi a un ridimensionamento dell’imposta per le PMI.