C’è chi sostiene che il bonus sud – 500 milioni di euro in sgravi contributivi messi a disposizione nove mesi fa per le aziende del meridione per assumere giovani disoccupati – sia stato un grande successo. Ci permettiamo di dubitarne. Se si considera infatti che dopo nove mesi, in un contesto di emergenza occupazionale acutissima, della cifra stanziata dal Bonus sud restano ancora inutilizzati il 20% degli incentivi, non si capisce sinceramente cosa giustifichi tanto trionfalismo. La realtà è che le aziende, anche di fronte a incentivi importanti, sono restie e titubanti ad assumere e questo per due motivi sostanzialmente. In primo luogo per le perduranti incertezze del mercato su cui non sono nemmeno allo studio interventi strutturali. In secondo luogo perché la politica degli incentivi a tempo non funziona, come hanno già dimostrato i risultati del Jobs act, dove con il diminuire delle decontribuzioni sono tornate a salire disoccupazione e precarietà. Con la politica degli incentivi – che il governo Gentiloni sembra intenzionato a proseguire dalla prossima legge di bilancio – il mercato del lavoro è diventato una porta girevole animata dal turn over tra chi entra con i nuovi incentivi e chi esce con la scadenza dei vecchi. E’ evidente che non è questa la strada per rilanciare l’economia e l’occupazione.