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Manovra, la ripresina non basta senza una visione

La soddisfazione sulle proiezioni del Fmi per il 2017 che attestano una ripresa dell’Italia all’1,3 di Pil al luogo dello 0,8 è pienamente legittima e condivisibile. Tuttavia è bene tenere i piedi per terra ricordando che la ripresa è soprattutto trainata dai servizi e che non sono affatto scongiurati i rischi di tenuta sistemica dei conti del paese considerando che nel 2018, fra qualche mese, verrà a cessare la protezione del quantitative easing che segnerà un rialzo del costo del debito.

Restano poi sul terreno tutte le barriere che impediscono una vera ripresa a partire dalla tassazione sul lavoro – si parla nella manovra di un taglio del cuneo fiscale limitato ai nuovi assunti – mentre è già in vigore lo split payment per autonomi e professionisti che ne limita la liquidità rimpinguando, invece, le casse erariali. Non si vedono all’orizzonte tagli decisi alla spesa pubblica improduttiva e soprattutto non si avverte la consapevolezza politica in ambito microeconomico sulle diversità nell’ambito delle realtà produttive tra il nord e il sud del paese che implicano il rischio della coesione sociale nazionale.

La divaricazione tra i dati economici del nord e del mezzogiorno del paese rispecchia una divaricazione della qualità della vita e dei segmenti sociali a cui occorre porre rimedio con la contrattazione decentrata per esempio (più che con gli incentivi) e con investimenti sulle infrastrutture che rendano più produttivo il mezzogiorno e capace di attrarre investimenti. Crescere così è come riempire una botte forata.

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17 Ottobre 2024

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