Chiuse le urne dell’Emilia-Romagna, si allontanano quelle nazionali. Tuttavia, se è difficile fare un pronostico sulla durata della legislatura, è certo che il governo deve riempire il tempo rimanente di contenuti, mettendo in cantiere riforme e provvedimenti tanto necessari quanto complicati. Altrimenti questa “fase due” della maggioranza sarà solo un ulteriore spreco di tempo e di opportunità.
Prendiamo le pensioni. Il prossimo anno termina la sperimentazione triennale di ‘quota 100’, ma ci sono anche troppi provvedimenti stratificati nel tempo: opzione donna, ape social, lavori precoci, senza dimenticare il mix tra retributivo, contributivo e regime misto. Un sistema poco lineare, poco sostenuto della previdenza complementare, al quale aggiungere la strutturale debolezza demografica italiana. Per cui le pensioni del futuro sono un punto interrogativo, specie per i giovani di oggi. Allora, per dare un senso alla legislatura, bisogna cogliere l’occasione della scadenza di ‘quota 100’ per raccogliere i cocci e mettere in cantiere una riforma di un sistema pensionistico che sia sostenibile e equo anche negli anni a venire.
Ma non solo. Anche il sistema di welfare è a dir poco schizofrenico: cassa integrazione ordinaria, straordinaria, in deroga; reddito di cittadinanza e assegno di ricollocazione; Naspi, indennità di mobilità e assegno di disoccupazione. Oltre a molti altri strumenti di sostegno sociale. Che sono oggettivamente stratificati e, conseguentemente, poco uniformi e quindi poco equi. Ora, anche senza voler cancellare tout-court il RdC, è ovvio che gli ammortizzatori sociali devono ispirarsi ad un principio di uguaglianza. E raziocinio. E se per questo ci vuole tempo e fatica, la finestra offerta dopo il voto emiliano è un’occasione unica. Da non sprecare.
Per non parlare delle tasse. In Italia, invece di pagare 100 euro una volta sola, il cittadino è obbligato a pagare dieci imposte diverse con importi variabili, scadenze modificate, modalità assurde. E aliquote sovrapposte e multiformi. Ecco, al di là della pressione fiscale troppo alta, è evidente che il sistema non è amico del contribuente. Tanto che per gli adempimenti tributari in Italia serve il 55% del tempo in più rispetto ai concorrenti europei (Corte dei Conti) con un costo che pesa sui bilanci delle imprese per il 4% (Confindustria). Per cui, con calma e gesso, si provi a intervenire in modo strategico. E intelligente.
Lo stesso vale per molti altri temi come il codice degli appalti, il diritto del lavoro, i tempi della giustizia (sia civile che penale), le norme sulle infrastrutture, l’immigrazione, la burocrazia…
Ora, sarebbe un miracolo se anche solo la metà di questi temi venisse affrontata con successo, ma un governo con un “orizzonte di legislatura davanti” (come dicono gli esponenti di maggioranza) non può pensare di lasciar passare invano questo periodo. Deve, invece, mettersi concretamente al lavoro. Almeno su qualcosa. Altrimenti sarà stato tempo sprecato.