Dall’innovazione tecnologica al problema dell’occupazione passando per la formazione. Sono questi alcuni dei temi toccati nei primi due giorni del Festival del Lavoro di Torino, che chiuderà domani l’ottava edizione. A discutere dei cambiamenti portati dalla quarta rivoluzione industriale, oltre ai padroni di casa, Marina Calderone presidente del Consiglio nazionale Consulenti del Lavoro e Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi, anche Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del Tg1, Pietro Ichino, Ferruccio De Bortoli, editorialista del Corriere della Sera, Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro al Senato, Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, Matteo Salvini, segretario della Lega, Tito Boeri, presidente dell’Inps.
La quotidianità politica e la legge di bilancio hanno dominato la discussione a cui ha preso parte Tito Boeri. Per il presidente dell’Inps “la legge di bilancio ha risorse limitate: mettiamole tutte per ridurre il carico fiscale e contributivo sul lavoro, comprese le risorse per l’industria 4.0. Potremmo decidere che le imprese che investono in formazione possano beneficiare di un tetto più alto nella decontribuzione. Si parla di circa 4mila euro per lavoratore. Il tetto potrebbe salire a 5mila-6mila”.
Le ultime ipotesi sul lavoro in legge di bilancio parlano di uno sgravio contributivo per le nuove assunzioni a tempo indeterminato riferito ai giovani. Sull’età c’è ancora una discussione su 30 o 32 anni, ma questo va visto sia in termini di risorse sia di rapporti con le regole comunitarie. E l’altro punto è la volontà di renderlo un provvedimento stabile non una sperimentazione, e dire che questo varrà per tutti gli anni a venire. E quindi un incentivo per i primi anni di le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani sotto forma di una riduzione di una quota parte dei contributi. Ma si è discusso anche di equo compenso e dei cambiamenti per il lavoro autonomo dettati da una generale rivoluzione del lavoro. Sul tema c’è convergenza di obiettivi sul ddl in parlamento per arrivare alla norma in tempi brevi. Hanno affrontato la questione due protagonisti di questa “battaglia”: Maurizio Sacconi e Cesare Damiano, rispettivamente presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato.
“Ci sono alcune complessità -ha detto Sacconi- che mi auguro riusciremo a superare. La nostra volontà di presidenti di commissione è di garantire tempi brevi a una soluzione che tuteli in modo appropriato le professioni ordinistiche e individui alcune tutele nuove per le professioni non ordinistiche”. Sul tema la posizione di Damiano prevede un allargamento dell’equo compenso riservato non solo agli ordini, ma anche alle professioni non ordinistiche, al lavoro autonomo. L’equo compenso resta un tema cavalcato anche dall’ordine dei consulenti, vista dalla presidente Calderone come “una questione di responsabilità che potrebbe avere il nostro Parlamento nei confronti di un mondo del lavoro autonomo che in questo momento ha bisogno di vedere riconosciuta la valenza del proprio impegno anche in relazione ad un’attività sussidiaria fornita allo Stato”.
Altro capitolo dell’incontro fra Damiano e Sacconi, quello degli incentivi e del Jobs Act. “L’incentivo serve ad una condizione: che sia un incentivo esclusivamente indirizzato al lavoro a tempo indeterminato”, però “è evidente che il Jobs ha provocato una sorta di fiammata” e, nel momento che con il Jobs act “l’incentivo è calato del 60%, fino quasi a scomparire, plasticamente le assunzioni a tempo indeterminato sono calate”, ha spiegato Damiano. La riforma dell’articolo 18 è stata solo parziale ecco perché “esplodono i contratti a termine, la cui liberalizzazione considero l’unica cosa buona di questa legislatura, davvero buona, tanto che la vorrebbero modificare loro stessi”, ha ribadito invece, Maurizio Sacconi, che ha avvertito: “giù le mani dai contratti a termine”.