“Tra gli italiani che emigrano all’estero – oltre ai giovani che cercano lavoro e ai cervelli in fuga – ci sono anche migliaia di imprenditori. Tanti quelli che decidono di non subire più il fisco e la burocrazia italiane: anche loro è meglio non averli tra i piedi?” Il presidente Stefano Ruvolo interviene nella polemica suscitata dalle affermazioni del ministro del Lavoro Giuliano Poletti sull’esodo degli italiani all’estero. “Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata. Sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.
Sono oltre 30mila le imprese italiane che in questi ultimi anni hanno deciso di trasferire parte dell’attività produttiva all’estero. Così facendo hanno creato lì posti di lavoro. Una scelta dettata quasi sempre dalla necessità di una facilitazione burocratica e fiscale che soprattutto in alcuni paesi come Svizzera, Austria, Slovenia, hanno saputo garantire, divenendo attrattivi nei confronti dell’imprenditoria.
“Sono anche loro, come ‘la gente’ di cui parla Poletti persone che è meglio non avere tra i piedi e lasciare all’estero? Domanda il numero uno di Confimprenditori – noi crediamo che il ministro Poletti sia incorso in uno spiacevole infortunio. Può capitare, e le sue scuse, quanto mai opportune, sono ovviamente le benvenute important source. Ma ora però il ministro dovrebbe porsi in una condizione di ascolto della realtà sociale e imprenditoriale. Questo Paese che chiede da anni, inascoltato, l’abbassamento del costo del lavoro, della pressione fiscale e semplificazione burocratica. Ricordiamo, infatti, al ministro Poletti il dato sconcertante delle oltre tremila imprese che ogni anno falliscono. Fallimenti attribuibili alle Pubbliche Amministrazioni che non onorano i debiti per lavori e forniture. Un caso esemplare su cui Confimprenditori continua a battere producendo dati sui ritardi dei pagamenti. Un caso che dimostra come le istituzioni siano lontane e indifferenti rispetto a chi lavora in Italia”.