Export in calo e povertà in aumento. Sono questi, in breve, i temi toccati dall’Istat durante l’audizione di ieri nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Deprivazione materiale. E’ questo il “male” che affligge l’11,9% delle famiglie italiane secondo i dati presentati dall’Istat nel dossier sul Def, nel corso dell’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, nel 2016 non si è osservata una riduzione dell’indicatore corrispondente alla quota di persone che in famiglia sperimentano sintomi di disagio. Un dato che peggiora ulteriormente fra 2015 e 2016 per le persone anziane e per chi vive in famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione. In stato di grave deprivazione nel 2016 risulta anche il 12,3% della popolazione con meno di 18 anni. Confermati perciò gli interventi previsti dal Governo per il contrasto alla povertà. Fra i dati presentati dall’Istat ci sono anche quelli sugli investimenti.
Tra le principali voci di spesa che hanno segnato una contrazione si registrano gli investimenti (-4,5%), in calo per il settimo anno consecutivo, e la spesa per gli interessi (-2,6%). Insomma tutti dati che fotografano un’Italia ancora vittima della crisi economica ma soprattutto un’Italia ostaggio di logiche politiche, di riunioni fra il partito democratico e il ministro Padoan per decidere i margini del Def, che ad oggi sembra non contenere riforme strutturali come auspicato.
La scelta più giusta per ridare slancio all’economia sarebbe quella di avviare un taglio deciso del cuneo fiscale sul lavoro parallelamente ad una spending review selettiva ma radicale, evitando l’aumento dell’Iva come paventato negli ultimi giorni che avrebbe come unico risultato quello di comprimere i consumi. Tutte misure alle quali dovrebbe accompagnarsi una seria presa di posizione da parte del presidente del Consiglio Gentiloni. E’ fondamentale che Gentiloni ora si smarchi definitivamente da Renzi, intestandosi un governo che sembra muoversi ancora sulla scia di quello precedente. Il tutto a danno